VALENTANO NEL MONDO, IL MONDO A VALENTANO (Pt. 3)

Terza Puntata: Sant’Antogno da la barba bianca si nun c’è la neve poco ce manca.

 

Il 17 gennaio è Sant’Antonio Abate: Conosciamolo meglio.

Santino S. Antonio Abate

Viene chiamato in diversi modi in tutto lo Stivale, ma è sempre lo stesso Santo: stiamo parlando di Antonio, l’abate, il Santo che sul calendario si celebra il 17 Gennaio. Molti sono i suoi nomi,tra cui: Sant’Antonio del fuoco, Sant’Antonio del purcell, sant’Antonio d’Egitto, l’Anacoreta… A differenza del calendario liturgico romano, la Chiesa ortodossa copta lo festeggia il 31dello stesso mese.

La vita del santo

Nato in Egitto, precisamente a Qumans, Antonio rimane orfano a venti anni. Scelse di fare il voto di povertà e cedendo tutti i suoi averi ai bisognosi, vivendo come un eremita dedicandosi alla preghiera  e praticando la castità. Nel corso del suo peregrinare fu tentato più volte dal demonio. Si spostò successivamente verso il Mar Rosso dove rimase per ben venti anni: in questo periodo ebbe moltissimi seguaci. Tornò in Egitto, ad Alessandria, nel 311. Nel corso della sua vita intraprese una durissima lotta contro il movimento eretico dell’arianesimo. Fu molto longevo, morì, infatti, alla veneranda età di 105 anni.

Storia e tradizioni legate al culto del Santo

Considerato il protettore degli animali domestici, l’abate egiziano è anche il protettore dei macellai e dei salumieri, mentre nei tempi antichi veniva invocato per la cura del Foco de San Antonio (Herpes Zoster).

Nel corso degli anni, la Chiesa cattolica ha previsto durante la giornata dedicata al Santo una benedizione rivolta agli animali che, per l’occasione, possono entrare in Chiesa per riceverla. Proprio per questo motivo, nelle statue e nelle raffigurazioni, molto spesso, il Santo viene rappresentato con ai piedi un maiale con al collo una campanella.

Esiste una leggenda, molto popolare nelle zone del Nord Italia (Veneto soprattutto), che narra della facoltà degli animali di parlare all’interno delle stalle nella notte del 17 gennaio.

E Valentano? Che facevamo?

La chiesa che accoglie attualmente l’icona dell’abate è quella di Santa Croce, precedentemente ospitata all’interno della chiesa dedicata allo stesso Santo, ubicata in Largo Paolo Ruffini. Possediamo documenti del XVIII sec. che già attestano la rituale benedizione degli animali nel largo di Santa Croce durante questa epoca. Alla messa e benedizione seguiva la corsa del gallinaccio con gli asini: i cavalieri sfidanti tentavano di staccare il collo ad un gallinaccio appeso per i piedi ad una fune che veniva mossa avanti e indietro fino a quando qualcuno riusciva nell’intento. Il portale della Chiesa di Santa Croce era adornato con decorazioni vegetali, mentre nel piazzale antistante veniva acceso, e continua ad essere acceso, l’foco de Sant’Antogno: come per il fuoco della Befana anche questo falò serve a rifornire d’energia il nuovo cammino che il sole si accinge a compiere.

Ma Sant’Antonio era anche un’occasione per scherzare (inizia con la festa del Santo il Carnevale) e per mangiare: tipiche della festività erano le mijacce (frittelle aventi come ingrediente principale il grasso) e le struffele.

La Festività ha fatto sorgere, inoltre anche alcuni proverbi:
Pe Sant’Antonio da la barba bianca, si nun c’è la neve poco ce manca” ;
Sant’Antogno , ‘n’ora bona” oppure “Sant’Antogno, n’passo de bovo” (le ore di luce durante il giorno cominciano visibilmente  ad allungarsi!)

 

Fonti

  1. Mancini, R Luzi , in collaborazione Sabrina Radicati , Valentano luoghi e tempi del sacro, Tipografia Ceccarelli, 1995.

Andres Vispi

Fabrizio Mancini

Cogliamo l’occasione per invitarvi a partecipare all’evento organizzato Domenica 21 Gennaio, ore 10.30 in Piazzale Diaz, Valentano.

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