Alla scoperta di luoghi e personaggi di Valentano (Puntata I)

La leggenda della tegola con la Madonna dipinta

Cosa hanno in comune una tegola dipinta e un leccio, detto elcio o, meglio, eschio?

Hanno in comune una leggenda Valentanese secondo la quale, tale tegola, con l’immagine della Vergine dipinta,ogni volta che veniva trasportata nella Chiesa Parrocchiale di Valentano veniva ritrovata la mattina seguente appesa al tronco di un albero di elcio.
Hanno in comune, di conseguenza, il sorgere della Chiesa di Santa Maria dell’Eschio.

Infatti, secondo quanto riportato dalla “Relazione sulla Collegiata di Valentano e di tutte le altre Chiese”(riguardo la tegola): “Si ha per cosa certa che ben due volte fosse trasportata alla Chiesa Parrocchiale di Valentano, e la mattina seguente con prodigio ammirabile fu ritrovato nel medesimo albero di elcio, e perciò fu fabbricata la Chiesa e Convento.”.

Il miracolo, interpretato come la volontà della Madonna di far erigere una cappella in quel luogo, comportò la costruzione di un sacello, entro il quale venne incluso l’albero in questione (allora già secco), e in seguito,il sorgere di un edificio sacro – completo di convento per i padri carmelitani.

Posta sul margine sinistro della strada statale Castrense, ai piedi del Montenero, sorgeva quindi una Chiesa di forma rettangolare (13,30 m X 10,50 m) ad una sola navata con quattro colonne, due per lato, tetto a capriata e un solo altare. Quest’ultimo, posto di fronte all’abside (in cui si trovava il tronco cavo della pianta di eschio su cui era originariamente posta la tegola), era in stucco policromo e copriva l’intera altezza della Chiesa. Al di sopra di esso, incastonata tra due colonne, con in cima due angeli,c’era la cornice dentro la quale era sistemata l’adorata tegola. Dai ruderi dell’edificio è possibile datare, grazie alle tecniche murarie, la costruzione della struttura intorno al XVI  secolo.

A Valentano le processioni alla Chiesa si svolgevano due volte all’anno, “in uno dè venerdì di marzo e la terza festa di Pasqua”; ma questo edificio non era importante solo per la comunità del paese poiché vi giungevano pellegrini sia da luoghi vicini che lontani: per esempio, dalla città di Siena.

Pochissimi dati aggiungono altre informazioni a questo luogo sacro: Al mantenimento delle spese contribuiva la Confraternita del Gonfalone; nel 1631 era priore del convento tale Nicola Baccelli del Sacro Ordine dei Carmelitani di Mantova; la comunità carmelitana venne soppressa da Innocenzo X e dopo pochi decenni venne unita a Seminario di Montefiascone.

E la tegola?

L’originale tegola con la Madonna dipinta venne rubata all’incirca nel 1960, mentre la Chiesa è rimasta aperta al culto divino fino a circa la metà dello stesso decennio e al giorno d’oggi è un tutt’uno con la natura che la rende a malapena distinguibile.

Elisabetta Billi

FONTI:

  • Azzaloni G. – Relazione sulla Collegiata di Valentano e di tutte le altre Chiese, Valentano, 1772. ms.
  • Gruppo ArcheologicoVerentum – Valentano Luoghi e tempi del sacro, Valentano, 1995
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